“Nell’abisso di Calais” – Mostra fotografica

FOTOREPORTAGE “L’ABISSO DI CALAIS” DI GIACOMO SINI
A metà strada tra Londra e Parigi c’è un abisso. Sulle coste francesi del Canale della Manica la terra sprofonda sotto il peso delle gabbie e dei muri cinti dal filo spinato che chiudono la Fortezza Europa. Migliaia di persone tra le dune, nei boschi e nelle strade della città resistono alla violenza e al terrore di stato per proseguire la propria strada e per abbattere le frontiere.
Attraverso le immagini, Giacomo Sini ci conduce lungo una delle rotte migratorie principali in Europa, dove le retoriche dei governi europei si sgretolano giorno dopo giorno.
INAUGURAZIONE MOSTRA LUNEDì 4 APRILE ALLE ORE 17 PRESSO L’AULA R – VIA SERAFINI 3, PISA (DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE)
++ Gli altri giorni la mostra sarà visitabile in Aula R dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 18 ++
++ Trovandosi l’Aula R all’interno del Dipartimento di Scienze Politiche, l’accesso è subordinato alle disposizioni universitarie. ++
AGGIORNAMENTO:
LA MOSTRA FOTOGRAFICA “L’ABISSO DI CALAIS” CONTINUA IN AULA R PER TUTTO IL MESE DI MAGGIO, DALLE ORE 10 ALLE ORE 19.
VI ASPETTIAMO!!!

Riflessioni Contagiose – N. 3

Con il presente post condividiamo e invitiamo a diffondere il nuovo numero delle Riflessioni Contagiose, recentemente elaborato e pubblicato dal gruppo Studenti Senza Spazio. In questo terzo numero si affrontano varie questioni inerenti le esigenze di studenti e studentesse nell’attuale contesto universitario, in cui si impongono ulteriori limitazioni alla loro agibilità e alle loro propensioni.
Le copie di Riflessioni Contagiose saranno disponibili al banchetto informativo che si terrà fra qualche ora (vedi post pubblicato su questo blog).

riflessioni contagiose n. 3 (versione pdf)

UN ANNO DI PANDEMIA, UN ANNO DI CHIUSURA DELL’UNIVERSITÀ: non va tutto bene!

A breve sarà passato un anno dalla chiusura delle università e dal passaggio alla didattica online dovuti all’insorgere della pandemia di Covid – 19. Ad oggi, qui a Pisa, la situazione in università è quasi identica a quella di marzo 2020 quando tutto è stato chiuso. La maggior parte dei corsi si svolge ancora a distanza, i laboratori – per i corsi in cui sono necessari – non sono partiti, rendendo dunque molto lacunoso l’insegnamento di determinate materie. I pochi spazi ad oggi utilizzati come aule studio sono stati riaperti solo grazie alle proteste studentesche della scorsa estate. Ma i posti sono irrisori rispetto alle necessità reali e al numero degli studenti, come ben vediamo ogni mattina con la “corsa alla prenotazione” delle 8:30. Alcune aule studio sarebbero addirittura state smantellate, come al dipartimento di Scienze politiche in Via Serafini. L’Università di Pisa ha preso sulla chiusura una posizione estremamente rigida, anche rispetto ad altri atenei che hanno almeno tentato la riapertura. Tentativi comunque inadeguati e non rispondenti alle esigenze degli studenti come testimoniano le proteste studentesche a Milano, a Napoli e in altre città. Qui a Pisa non c’è stata neanche una dichiarazione dell’istituzione universitaria che spiegasse chiaramente i motivi di questa situazione di stasi e i piani per superarla. Abbiamo solo assistito allo scaricabarile della responsabilità da parte del rettore sui singoli docenti che, in caso di contagio durante le proprie lezioni, sarebbero stati considerati responsabili.

A fronte della chiusura e della drastica riduzione dei servizi, e quindi della negazione del diritto allo studio, le tasse universitarie sono invece aumentate. In un contesto di impoverimento generale non solo non c’è stata nessuna diminuzione delle tasse, ma, al contrario, vi è stato un aumento delle tasse per i fuoricorso – che in questa fase sono in significativo aumento – e la scadenza dei pagamenti per tutti gli studenti è stata anticipata di un mese senza alcun preavviso, cercando biecamente di far cassa con le more. Ci dicono che mancano gli spazi per svolgere la didattica in sicurezza, ma vediamo un’immensità di edifici di proprietà dell’università lasciati all’abbandono, affittati per grandi eventi esterni all’università o usati come salotto in cui ospitare congressi e conferenze che diano lustro all’ateneo e permettano l’erogazione di fondi, soldi da spartire secondo meccanismi baronali. Gli spazi e i soldi ci sono, sono il governo nazionale e le amministrazioni universitarie a non volerli utilizzare.

Sarebbe molto superficiale credere che ciò avvenga per caso o per incapacità degli organi decisionali. La situazione va letta all’interno del processo di aziendalizzazione dell’università che va avanti da oltre vent’anni. L’università-azienda deve contenere le spese e aumentare le entrate e la scelta di continuare solo con le lezioni a distanza rientra in questa logica. L’università ha scelto di considerare la didattica un semplice monte ore da raggiungere ad ogni costo. Che importa se le lezioni saranno ancora più nozionistiche di prima e prive di momenti critici? L’efficienza aziendalistica punta alla quantità, non alla qualità! La qualità riguarda l’eccellenza accademica, serve a distribuire la quota premiale dei fondi che lo stato eroga alle università più “meritevoli”, la qualità non può certoessere alla portata di tutti!

Lo studente deve accumulare CFU, produrre esami, e se va fuori corso, magari perché lavora per far fronte agli altissimi affitti pisani, o perchè vive in una camera doppia o tripla (con tutte le difficoltà che questo comporta nel seguire lezioni online o nello studiare senza aule studio) allora vuol dire che è poco produttivo e dunque va sanzionato tramite la tassazione.

Questa situazione di stallo va superata, deve essere garantito a tutt* l’accesso allo studio, deve essere seriamente riattivata la didattica salvaguardando la salute di studenti, docenti e di chi lavora nell’università. Per fare ciò, come studenti, non possiamo pensare di affidarci agli organi di rappresentanza che per il loro stesso ruolo non possono che essere interni alle logiche aziendalistiche che sono la causa di questa situazione (la mancanza di voti contrari alla riforma delle tasse ne è l’ennesima dimostrazione). Ancor meno possiamo aspettarci qualche cosa dai vertici dell’università-azienda: bisogna ricominciare a vedersi e discutere per organizzarsi orizzontalmente e modificare questa situazione che già era insostenibile un anno fa e che ora procrastinadosi si sta aggravando sempre di più.

Studenti senza spazio – studentisenzaspaziopisa@gmail.com

ASSEMBLEA OGNI GIOVEDÌ ALLE 17:00

PRESSO IL CIRCOLO DI VICOLO DEL TIDI 20

A SCUOLA DI ATOMIZZAZIONE!

Condividiamo qui di seguito un volantino recentemente elaborato e diffuso dagli Studenti Senza Spazio. Nel testo si esprime una critica alla didattica a distanza, ma anche alle più generali condizioni di adeguamento del sistema scolastico e universitario alle dinamiche della società del profitto, del consumo e dello sfruttamento.

(versione pdf del volantino)

Riflessioni Contagiose N. 2

Condividiamo nel presente post il secondo numero delle Riflessioni Contagiose elaborate da alcuni studenti attualmente senza spazio. Si va sviluppando una continuità di queste pubblicazioni; siamo motivati quindi a diffonderle e a partecipare alla loro realizzazione, per offrire spunti di interazione e di mobilitazione collettiva.
Ancora una volta invitiamo chiunque voglia unirsi al progetto in questione, per esprimere eventualmente le proprie riflessioni e condividere informazioni, a contattare il gruppo all’indirizzo email riportato.

riflessioni contagiose n.2 (versione pdf)

Riflessioni Contagiose

Condividiamo in questo blog alcune riflessioni elaborate da studenti senza spazio ma determinati nel continuare a esprimere i propri contenuti di critica sociale!
Chiunque voglia unirsi al progetto in questione, per esprimere eventualmente le proprie riflessioni e condividere informazioni,  è invitato/a a contattare il gruppo all’indirizzo email riportato.

riflessioni contagiose (versione pdf)

NON VOGLIAMO FAR GIRARE L’ECONOMIA

Il 29 giugno, sotto il rettorato ha avuto luogo un flash-mob, organizzato da Confcommercio, a cui sono stati invitati politici e commercianti. Le richieste che sono state mosse al rettore e all’università sono #nonchiudiamoilcommercio e #apriamoleuniversità, lodando l’università per essere un’avanguardia nel campo dell’innovazione e della cultura e uno dei centri nevralgici dell’economia pisana, incentrata sul commercio, che ruota attorno a studenti e studentesse, in larga parte concentrato su affitti e ristorazione. Tutto ciò perpetua la retorica dominante che riteniamo necessario criticare e contestare: non ci stupisce che Confcommercio, così come Confedilizia, per l’ennesima volta ci mostrano come, chi è espressione di logiche di profitto può vedere gli individui (in questo caso universitari) solo come figure a cui estorcere denaro, o come lavoratrici/tori a basso costo da sfruttare. Così facendo si producono soggettività che hanno introiettato la logica del consumo, della passività e di una città vetrina destinata a essere consumata e non vissuta. Ricordiamo infatti che Confcommercio è stata tra le principali sostenitrici di Salvini, della giunta Conti e delle loro politiche autoritarie e liberticide. L’ultima loro proposta è quella di intensificare la già asfissiante presenza di militari e divise per le strade, colpendo così tutte quelle categorie che vivono già in una condizione di marginalità.

Ma tra i due contendenti, non ci interessa prendere le parti di nessuno: la stessa passività ci viene perpetrata a lezione, nelle università sempre più fabbriche di saperi e tecnici necessari al corretto funzionamento di questo sistema fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sulla donna e sull’ambiente. Questa condizione di remissività di studenti e studentesse è stata amplificata dalle condizioni di atomizzazione derivanti dalla didattica online.

Vogliamo vivere gli spazi, universitari o cittadini che siano, liberamente e autogestendo la nostra sicurezza e salute senza chiedere permessi a commercianti, palazzinari, speculatori o istituzioni, qualunque esse siano.

…DEL PROFITTO E DELLO SFRUTTAMENTO!

Dibattito con Campagne in lotta

Incontro con gli attivisti e le attiviste di Campagne in Lotta, rete in supporto della lotta politica e dei processi di auto-organizzazione intrapresi da lavoratori e lavoratrici del settore agro-industriale.

Dibattito + cena benefit // Sabato 4 luglio dalle ore 17 // Piazza S. Caterina, Pisa.

LA REPRESSIONE NON VA IN QUARANTENA

Condividiamo ed invitiamo a diffondere il comunicato di solidarietà per gli internazionalisti Eddi, Jacopo e Paolo:

ATTENZIONE: Imminente la decisione del Tribunale sulla “Pericolosità sociale” di Eddi, Jacopo e Paolo.
Epidemia o meno, la repressione non va in quarantena. Riportiamo il comunicato scritto dagli internazionalisti minacciati dalla misura di sorveglianza speciale da parte della procura torinese:

La richiesta di applicare questa pesante misura di prevenzione (inizialmente a cinque persone a Torino e una in Sardegna) risale a gennaio 2019. Eddi, Jacopo e Paolo NON sono accusati di alcun reato, ma sarebbero da considerare “Socialmente pericolosi” perché hanno sostenuto i curdi siriani durante la loro lotta contro l’Isis. Questa ipotesi è talmente assurda e offensiva che il solo fatto che la procura l’abbia formulata è uno scandalo. È una mancanza di rispetto verso le vittime europee e mondiali del fondamentalismo e i caduti siriani e internazionali nella guerra contro lo Stato islamico.

Come se non bastasse, la Sorveglianza speciale è un residuo dei codici fascisti che limita fortemente la libertà personale senza accuse e senza processo: rientro notturno nella propria abitazione, espulsione da Torino e confino in un altro comune, divieto di incontrare più di due persone e di partecipare a qualunque evento pubblico, revoca del passaporto e della patente… Per quanto possa apparire incredibile, queste limitazioni non sono richieste perché siamo accusati di aver commesso un reato (che infatti non esiste, come ammesso dalla stessa procura), ma in base a una previsione sul nostro possibile “comportamento futuro”, che si ritiene sarebbe “pericoloso per la società”.

Inizialmente la Pm Emanuela Pedrotta intendeva giustificare questo pronostico sulla base della nostra scelta di sostenere i curdi. A partire da giugno, su indicazione del tribunale, ha aggiustato il tiro dicendo che solo tre di noi sarebbero pericolosi (pensando così di dividerci) per le manifestazioni e le attività politiche svolte in Italia. La nostra risposta è sempre stata e continua ad essere che siamo tutti uniti in questa vicenda e non ci considereremo liberi se anche a soltanto una o uno di noi sarà limitata la libertà. Tutte le attività politiche svolte in Siria, in Italia o altrove da ciascuno di noi in questi anni rispondono all’esigenza imprescindibile di opporci a un sistema sociale ingiusto e di costruire una società migliore.

Nonostante questo il 16 dicembre la Pm ha richiesto di applicare la misura della Sorveglianza Speciale per 2 anni a Eddi e Jacopo e un anno a Paolo. Il tribunale si è preso tre mesi di tempo per decidere, quindi entro il 16 marzo si saprà “l’oracolo” dei giudici sui “comportamenti futuri” di tre persone colpevoli di aver aiutato una popolazione in lotta contro i peggiori criminali del mondo e di aver liberamente espresso il loro dissenso in questi anni (con manifestazioni che non hanno mai messo in pericoloso le persone o la collettività) verso lo sfruttamento del lavoro, la speculazione pubblica sul territorio, le condizioni di vita dei detenuti e altre questioni che è dovere di tutti affrontare, checché ne pensi la procura di Torino.

Nei mesi scorsi l’attenzione e la solidarietà di tantissime persone è stata importantissima per non far passare questa vicenda sotto silenzio come avrebbe desiderato il Tribunale. Chiediamo ancora a tutti e tutte uno sforzo di attenzione nei prossimi giorni. Nel caso i giudici decidano che Eddi, Jacopo e Paolo sono da considerare socialmente pericolosi, ci sarà ancora bisogno di far sentire la nostra voce. Proprio perché la diffusione del Covid-19 rende impossibili, almeno in questo momento, le mobilitazioni all’aperto, chiediamo che la reazione a un’eventuale decisione negativa si manifesti con una forte e importante mobilitazione sul web.

Jacopo Bindi
Davide Grasso
Maria Edgarda Marcucci
Fabrizio Maniero
Paolo Pachino