UN ANNO DI PANDEMIA, UN ANNO DI CHIUSURA DELL’UNIVERSITÀ: non va tutto bene!

A breve sarà passato un anno dalla chiusura delle università e dal passaggio alla didattica online dovuti all’insorgere della pandemia di Covid – 19. Ad oggi, qui a Pisa, la situazione in università è quasi identica a quella di marzo 2020 quando tutto è stato chiuso. La maggior parte dei corsi si svolge ancora a distanza, i laboratori – per i corsi in cui sono necessari – non sono partiti, rendendo dunque molto lacunoso l’insegnamento di determinate materie. I pochi spazi ad oggi utilizzati come aule studio sono stati riaperti solo grazie alle proteste studentesche della scorsa estate. Ma i posti sono irrisori rispetto alle necessità reali e al numero degli studenti, come ben vediamo ogni mattina con la “corsa alla prenotazione” delle 8:30. Alcune aule studio sarebbero addirittura state smantellate, come al dipartimento di Scienze politiche in Via Serafini. L’Università di Pisa ha preso sulla chiusura una posizione estremamente rigida, anche rispetto ad altri atenei che hanno almeno tentato la riapertura. Tentativi comunque inadeguati e non rispondenti alle esigenze degli studenti come testimoniano le proteste studentesche a Milano, a Napoli e in altre città. Qui a Pisa non c’è stata neanche una dichiarazione dell’istituzione universitaria che spiegasse chiaramente i motivi di questa situazione di stasi e i piani per superarla. Abbiamo solo assistito allo scaricabarile della responsabilità da parte del rettore sui singoli docenti che, in caso di contagio durante le proprie lezioni, sarebbero stati considerati responsabili.

A fronte della chiusura e della drastica riduzione dei servizi, e quindi della negazione del diritto allo studio, le tasse universitarie sono invece aumentate. In un contesto di impoverimento generale non solo non c’è stata nessuna diminuzione delle tasse, ma, al contrario, vi è stato un aumento delle tasse per i fuoricorso – che in questa fase sono in significativo aumento – e la scadenza dei pagamenti per tutti gli studenti è stata anticipata di un mese senza alcun preavviso, cercando biecamente di far cassa con le more. Ci dicono che mancano gli spazi per svolgere la didattica in sicurezza, ma vediamo un’immensità di edifici di proprietà dell’università lasciati all’abbandono, affittati per grandi eventi esterni all’università o usati come salotto in cui ospitare congressi e conferenze che diano lustro all’ateneo e permettano l’erogazione di fondi, soldi da spartire secondo meccanismi baronali. Gli spazi e i soldi ci sono, sono il governo nazionale e le amministrazioni universitarie a non volerli utilizzare.

Sarebbe molto superficiale credere che ciò avvenga per caso o per incapacità degli organi decisionali. La situazione va letta all’interno del processo di aziendalizzazione dell’università che va avanti da oltre vent’anni. L’università-azienda deve contenere le spese e aumentare le entrate e la scelta di continuare solo con le lezioni a distanza rientra in questa logica. L’università ha scelto di considerare la didattica un semplice monte ore da raggiungere ad ogni costo. Che importa se le lezioni saranno ancora più nozionistiche di prima e prive di momenti critici? L’efficienza aziendalistica punta alla quantità, non alla qualità! La qualità riguarda l’eccellenza accademica, serve a distribuire la quota premiale dei fondi che lo stato eroga alle università più “meritevoli”, la qualità non può certoessere alla portata di tutti!

Lo studente deve accumulare CFU, produrre esami, e se va fuori corso, magari perché lavora per far fronte agli altissimi affitti pisani, o perchè vive in una camera doppia o tripla (con tutte le difficoltà che questo comporta nel seguire lezioni online o nello studiare senza aule studio) allora vuol dire che è poco produttivo e dunque va sanzionato tramite la tassazione.

Questa situazione di stallo va superata, deve essere garantito a tutt* l’accesso allo studio, deve essere seriamente riattivata la didattica salvaguardando la salute di studenti, docenti e di chi lavora nell’università. Per fare ciò, come studenti, non possiamo pensare di affidarci agli organi di rappresentanza che per il loro stesso ruolo non possono che essere interni alle logiche aziendalistiche che sono la causa di questa situazione (la mancanza di voti contrari alla riforma delle tasse ne è l’ennesima dimostrazione). Ancor meno possiamo aspettarci qualche cosa dai vertici dell’università-azienda: bisogna ricominciare a vedersi e discutere per organizzarsi orizzontalmente e modificare questa situazione che già era insostenibile un anno fa e che ora procrastinadosi si sta aggravando sempre di più.

Studenti senza spazio – studentisenzaspaziopisa@gmail.com

ASSEMBLEA OGNI GIOVEDÌ ALLE 17:00

PRESSO IL CIRCOLO DI VICOLO DEL TIDI 20