Macellai di professione: contro Renzi e contro ogni autoritarismo

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Oggi, 29 aprile, Renzi arriva a Pisa per festeggiare i 30 anni dal primo collegamento internet del CNR. Questo evento rappresenta l’ennesimo teatrino in cui il premier esalterà i “grandi risultati italiani”.

Ma come sono stati raggiunti questi tanto elogiati “risultati”? Certamente non con il supporto dei governi: l’imponente disegno di sfruttamento, portato avanti con diligenza mandato dopo mandato, ha imposto politiche sociali ed economiche che hanno impoverito sempre di più i territori e le comunità, lasciando dietro di sé solo disgregazione sociale. Questo governo firmato PD, in particolare, ha legittimato le proprie politiche sotto la bandiera del progresso. Il “governo del fare”, che ha ridotto la politica all’hashtag, ha prodotto riforme nefaste, riducendo ogni forma di opposizione a mere “gufate”. Ma guardando oltre questa maschera, costituita da slogan ottimistici e linguaggio ad alto impatto mediatico, è facile scoprire quale sia il disegno neoliberista di cui Renzi e il suo governo si stanno facendo interpreti. Un progetto che incombe dall’alto e che, come una piovra, va a intaccare ogni segmento della società. Dalla Buona Scuola alla futura Buona Università, dal Jobs act allo Sblocca Italia, sino al nuovo Isee che va a minare l’accessibilità degli individui allo stato sociale, ogni aspetto della nostra quotidianità è stato profondamente segnato. Attraverso un perenne ricatto su ogni individuo e su ogni sfera del vivere quotidiano, lo Stato, con le istituzioni e i volti che lo rappresentano, porta avanti un progetto di sfruttamento intensivo degli individui e dei territori, alimentando la rivalità e il conflitto tra frammenti di una società vittime dello stesso disegno. In questo clima di forte competizione e alienazione, le realtà che resistono e lottano vengono ricoperte da una cortina fumogena e riportate prepotentemente all’opinione pubblica solo nei termini e nelle modalità desiderate dai poteri forti, creando un’immagine delle lotte distorta e funzionale al governo, come accaduto con il movimento NoExpo. Uniche risposte delle autorità a chiunque si ribelli sono la militarizzazione, la repressione e il controllo sociale, in un clima sempre più autoritario. Se la legge ferrea del profitto si è fatta fortemente sentire nelle politiche interne, non da meno è stata la politica estera. Da una parte, l’Italia guidata da Renzi ha condotto una linea interventista e militarista in medio oriente, dall’altra, insieme ai suoi alleati, ha trattato i “frutti” di questa guerra erigendo muri e rianimando frontiere.

Noi scegliamo di opporci a questo modello. Non accettiamo che Renzi venga ad elogiare i risultati di una ricerca che, in Italia, da un lato sta gradualmente scomparendo, come provato dai 1400 licenziamenti previsti al CNR, e dall’altro lato, quando sopravvive, viene dirottata verso aree funzionali agli interessi economici e politici. Non accettiamo che la Giannini paventi l’eccellenza dell’Università italiana mentre parallelamente le tasse universitarie aumentano e la qualità della didattica subisce un ulteriore deterioramento.

Non ci basta contestare Renzi, e con lui la Giannini, in quanto membri di un governo non eletto bensì nominato. Ogni mandato governativo e ogni tornata elettorale hanno dimostrato quanto sia pericoloso, oltre che inutile, delegare la propria rappresentanza a gruppi di affaristi che perseguono il proprio interesse. Noi scegliamo di contestare Renzi e la Giannini in quanto simboli di un potere che come tale delibera in modo autoritario sui territori e sulle comunità, perseguendo l’interesse delle lobby. Non possiamo delegare a nessuno la rappresentanza dei nostri interessi così come non possiamo accettare altro che un’organizzazione e un modello decisionale che parta dal basso e che sia partecipativo e orizzontale, rifiutando nettamente ogni gerarchia e ogni autoritarismo.

Oggi scendiamo in piazza per mostrare la nostra opposizione e continueremo a lottare consapevoli di non voler né poter delegare a nessuno la nostra libertà.

Assemblea dell’Aula R