NO TAPermettere – proiezioni e dibattito sulla lotta NO TAP

Cos’è TAP? A cosa serve? Chi coinvolge? E perché da 8 anni la popolazione locale si oppone a quest’opera?
Nonostante la grande rilevanza mediatica che negli ultimi anni e mesi il conflitto intorno alla costruzione di TAP (Trans Adriatic Pipeline) ha acquisito, le vicende legate all’opera e le ragioni della mobilitazione restano, ai più, ancora poco conosciute.
Per questo, come Aula R, abbiamo scelto di aprire uno spazio di confronto sulla questione attraverso la proiezione di documentari e le voci degli/delle attivisti/e NO TAP:

Dalle 19
Proiezione TAP Aware (7.08 min.)
Proiezione di (R)esistenze dal sud (39.35 min.) di Baba Paradiso

Intervengono:
– Paola Imperatore, attivista e dottoranda. La sua ricerca si focalizza sui movimenti contro le grandi opere in Italia
– Gianluca Maggiore, attivista e portavoce Movimento NO TAP, in collegamento skype
A seguire dibattito

Dalle 21 DJ SET e BENEFITper pullman 23M, Marcia per il Clima e Contro le Grandi Opere Inutili
–> RACCOLTA ADESIONI PULLMAN DA PISA PER MANIFESTAZIONE DEL 23 MARZO Pullman da Pisa per il corteo del 23 marzo

Il progetto TAP, riguarda la costruzione di un gasdotto che, partendo da Kipoi (al confine greco-turco), approderebbe in Puglia, precisamente al Lido di San Foca in provincia di Lecce. TAP tuttavia fa parte di un progetto più ampio, il Corridoio Sud del Gas. Questa rete dovrebbe partire dai giacimenti di ShahDeniz in Arzebaijan per arrivare a rifornire l’Europa di gas. Questo significa che, una volta arrivato il Puglia, il gas dovrà risalire verso l’Europa centrale attraverso un secondo progetto, SNAM. Per trasportare il gas, sarà infatti necessario costruire altri 687 km di gasdotto, che attraverserà 10 regioni italiane tra cui quelle ad alta sismicità.
A questo progetto, presentato da TAP stesso a Melendugno nel 2011, ha iniziato ad opporsi la popolazione locale sostenendo l’inutilità dell’opera, la necessità di riconversione ad energie rinnovabili e denunciando gli ingenti costi dell’infrastruttura e l’impatto su ambiente e salute, in una regione già martoriata da Ilva, Cerano, trivellazioni, e tutta una serie di problematiche ambientali che mettono a rischio i territori e le comunità.
I governi che si sono succeduti hanno continuato a sostenere l’opera sino a che, nel 2014, il governo a guida PD autorizza la costruzione dell’opera scavalcando la volontà espressa dagli enti locali (Comuni e Regione Puglia) e dalla popolazione locale. Per far partire i lavori si arriva a istituire una zona rossa militarizzata che porta il conflitto ad inasprirsi. Con il taglio degli ulivi, che rappresentano un patrimonio di inestimabile valore e di identificazione con le passate generazioni e con la terra, prende vita uno scontro sempre più radicale tra lo Stato, a tutela di TAP, e il movimento NO TAP.
Gli attivisti e le attiviste, oltre a dare filo da torcere alla società costruttrice, arrivano a denunciare la non democraticità di uno stato, che, oltre a reprimere il dissenso, sigla accordi con stati dittatoriali come l’Arzebaijan e la Turchia, e rivendicano il proprio diritto di autodetermianrsi e decidere sui propri territori.
La lotta NO TAP si lega a tutte quelle lotte, nel paese e al di fuori, che mettono in discussione un sistema speculativo capitalista che sfrutta e devasta i territori in nome degli interessi di pochi.
E’ per questo che il movimento NO TAP sarà, insieme ad altri migliaia di comitati, gruppi e movimenti, il 23 marzo alla marcia per il clima che si terrà a Roma, per denunciare, tutt_ insieme, che questo modello di sviluppo non ci sta bene, e che vogliamo partire da noi e dai nostri territori per pensare e praticare modelli di vita e di crescita alternativi.